Calenzano non è solamente un grosso centro industriale nel
fondo valle, ma possiede un patrimonio di bellezze naturali, di
elementi storici e di tradizioni che richiamano specialmente nel
periodo estivo un gran numero di visitatori dei comuni vicini.
L'intero territorio comunale è cosparso, oltre che da nuclei
di abitazioni con le rispettive chiese, di fortilizi medioevali
e di ville padronali, talune delle quali di buon pregio architettonico
e con opere interne di notevole valore artistico.
Arroccato su di un colle sorge il castello di Calenzano, agglomerato
medioevale di cui le prime notizie si farebbero risalire intorno
al 1100; prende il nome dall'antica famiglia fiorentina Calenzia
che ne fu in possesso; ad esso si accede da due porte opposte munite
di torri.
Quasi al centro sorge l'antico Palazzo Podestarile del XV
secolo e l'Oratorio della Compagnia che si fa risalire al XIII secolo
con qualche rifacimento interno del 1640 di stile barocco. Attestata
ad un parte delle scomparse mura castellane sorge la Villa Mattoli,
ampia costruzione rinascimentale tipicamente toscana.
Intorno al Castello si trova la Villa Peragallo, edificio
di puro stile neoclassico la cui costruzione risale al 1902.
Dalla parte opposta al Castello si trova la Propositura di
S. Donato. La Chiesa, la cui origine si fa risalire all'XI secolo,
col suo maestoso ed artistico campanile che servì anticamente anche
come torre di difesa, è divisa a tre navate con relativi absidi
e si distingue per alcune opere d'arte di pittura e scultura che,
nella loro maggior parte, si attribuiscono al secolo XVII.
Su una fiancata del fabbricato della chiesa sorge la Villa
di S. Donato, antico "plagio" Mediceo.
Sempre sul colle di S. Donato si trova la Villa Morrocchi,
una costruzione settecentesca di modeste proporzioni e caratterizzata,
tra l'altro, da un ampio viale fiancheggiato di cipressi.
Lasciati i due colli, verso le pendici della Calvana in località
Macia troviamo la Villa Baldini e dopo aver incontrato ancora la
Villa Pratello siamo nella frazione di Travalle.
Qui, oltre la chiesa parrocchiale, costruzione del seicento,
e alle tracce di un antico castello detto "Castellaccio': si trova
la Villa Ganucci-Cancellieri di forma cinquecentesca e tutta recinta
di muri.
Dalla parte opposta di Travalle troviamo le frazioni di Sommaia
e Baroncoli. Di notevole importanza la Chiesa di S. Rufignano, che
pare debba essere stata costruita intorno al secolo X, il Castellaccio
di Baroncoli, la Torre Digerini-Nuti, la Villa Martini.
Al confine con il comune di Sesto Fiorentino si trova Settimello
la cui chiesa dedicata a S. Lucia si ritiene che esistesse molto
molto prima del 1300.
Qui ebbe i natali il poeta latino Arrigo da Settimello autore
della famosa elegia "De diversitate fortunae et Philophiae consolatione"
e diffusissima per tutta l'epoca medioevale.
Anche Settimello possiede alcuni "plagi" tra i quali la Villa
Gamba-Ghiselli costruita nel suo nucleo principale nel 1683. Quasi
di fronte alla borgata di Settimello sulla sommità di un colle è
il convento delle Cappelle in origine di proprietà degli Agostiniani
e soppresso nel 1808 da Napoleone Bonaparte.
Fra la valle della Marina e quella della Marinella su un colle
vi è la villa di Collina, perfetto e splendido esempio di villa-fattoria
cinquecentesca, al centro di una azienda agricola ancora attiva.
Nella zona alta di Calenzano troviamo Carraia e Legri. La
Pieve di Carraia è da ritenersi che abbia avuto origine intorno
al 1300 e conserva qualche dipinto attribuito a Ridolfo del Ghirlandaio
ed un quadro di S. Antonio abate della scuola fiorentina del XVI
secolo.
Infine, la Chiesa di Legri che è classificata fra i "Monumenti
d'arte" e che risale intorno al 1000. Di stile romanico a tre navate,
internamente contiene affreschi della scuola giottesca.
Di fronte alla chiesa, il Castello di Legri d'epoca altomedioevale
e appartenuto ai Conti Guidi come tanti fortilizi della zona.
Proprio nel mezzo della incontaminata valle di Legri si accede,
dalle Case del Piano al versante nord-occidentale di Monte Morello
ove situata la pregevole Villa di Volmiano in posizione aperta e
panoramica a quota 283 s.l.m. Teatro comunale Manzoni
Il teatro risale alla fine del XIX secolo e la sua costruzione
si deve ad un gruppo di nobili fiorentini e di notabili per lo più
appartenenti al ceto medio locale che costituivano la classe dirigente
della comunità (tra cui Bastogi, Venturi-Ginori, Digerini-Nuti,
Baldini, Bombici-Pontelli, Orlandini, Morrocchi): il 29 novembre
1889 essi dettero vita alla Società Civile Filarmonica (detta anche
Società Civile del Teatro) e nel febbraio 1895 l'edificio era stato
ormai completato.
Negli stessi giorni, il 5 febbraio, il Consiglio Direttivo
della Società chiese a Vittorio Emanuele III, re d'Italia e Principe
di Napoli, l'autorizzazione per intitolare il nuovo teatro al nome
del Principe. Così il Teatro Principe di Napoli fu inaugurato il
21 aprile 1895 con La Favorita di Donizetti e l'attività seguente
testimonia per tutto l'anno un'intensa organizzazione di spettacoli
di prosa. Il Museo del Figurino Storico di Calenzano nasce nel
1981 e ormai da alcuni anni si avvale della collaborazione della
Fondazione Museo Stibbert di Firenze (cui si affiancano associazioni
modellistiche fiorentine come il G.P.F., Gruppo di Plastimodellismo
Firenze, e A.F.B.I.S., Associazione Fiorentina Battaglie in Scala,
ditte come Mirliton e Abilità di Firenze e privati) ed intende offrire
l'occasione per avviare riflessioni e nuovi processi conoscitivi
tanto tra gli operatori culturali che tra lo specifico mondo della
scuola. Il soldatino non è solo un esempio di artigianato (basta
pensare alla manualità necessaria a costruire e dipingere un pezzo
o un diorama), ma costituisce un approccio allo studio della storia:
i modelli proposti sono il prodotto scientifico ricavato dal confronto
tra fonti iconografiche, documentarie e narrative e l'esperienza
artigianale ed artistica compiuta con una puntigliosa ricerca. L'operazione
culturale consiste appunto nel trasformare strumenti di varia natura
in strumenti didattici.
Così, attraverso le vetrine del Museo che propongono lo sfolgorìo
dei colori, l'illusoria morbidezza delle fattezze, la travolgente
avanzata di immobili schiere, si intende proporre un percorso per
comprendere quei fattori diversi quali il modo di pensare, la religiosità,
le abitudini produttive e di vita di chi combatte tenendo sempre
al centro della narrazione l'uomo perché ogni guerra, in qualunque
modo sia combattuta è sempre la negazione dell'umanità.
Nasce Calenzano il primo museo del Design industriale italiano.
Inaugurato il 4 Maggio 2006 rimarrà aperto dal martedì al sabato con
orario 10-14 , in via Vittorio Emanuele 32 (uscita autostrada A1).
L’Italia, patria della creatività e del design non aveva ancora
un Museo del Design Industriale. Molte città fra cui Milano ne parlano
da anni ma ancora nessuno si è fatto avanti per aprirne le porte.
Dalla collaborazione tra Università, Comune di Calenzano e fondazione
AQ per il Design nasce l’idea di aprirne uno proprio a Calenzano
dove da qualche anno ha trovato collocazione anche il corso di laurea
di Disegno Industriale della facoltà di Architettura di Firenze.
Il Comune ha messo a disposizione i locali, il corso di laurea ne
curerà l’allestimento, la fondazione possiede circa cento esemplari,
selezionati in occasione della mostra che si è tenuta in ottobre
e novembre 2005 a Firenze e a Calenzano. Gli esemplari, ottenuti
per acquisizione o donazione, saranno in mostra permanente nel Centro
Arte e Design di Via V. Emanuele 32 a Calenzano e nel tempo si accresceranno
con nuove acquisizioni. Parco del Neto
Con una estensione di circa 7 ettari, nonostante sia inserito
in un’area fortemente urbanizzata, ha mantenuto intatte quelle caratteristiche,
una volta generali per tutta la piana, di area umida, relitto di
un più grande sistema lacustre che rappresentava la naturale valvola
di sfogo delle piene dell’Arno.
La parte del Neto è sopravvissuta grazie alla sua singolare
posizione, a ridosso dei primi contrafforti di Monte Morello, fatto
che ha favorito la sua trasformazione a proprietà di pregio e da
area paludosa a giardini romantico di una villa patrizia.
I suoi acquitrini, nel secolo scorso, sono stati recuperati
in vaghi laghetti che la stravaganza di un antico proprietario ha
voluto modellare a forma di airone, il terreno è stato inoltre arricchito:
con la messa a dimora di piante esotiche, dall’impianto di prati
e dalla creazione di una maglia di vialetti delimitati da filari
di tigli e di platani. Personaggi eccellenti e aristocratici blasonati
si sono succeduti nella proprietà del Neto, prima che le amministrazioni
di Calenzano e Sesto Fiorentino lo acquistassero.
Tra i vari proprietari possiamo ricordare Ilario Ronillè Marchese
di Boissy, pari di Francia e senatore dell’impero Napoleonico, il
conte Ignazio Guiccioli, marito della contessa Teresa Gamba e il
poeta Lord Byron.
Gran parte del parco del Neto è interessata di presenze arboree
con una grande varietà di specie, anche se dall’impianto arboreo
originale restano solo alcune presenze quercine.
I grandi Taxodium, che costituiscono la presenza vegetale
più spettacolare e caratteristica, vennero impiantati probabilmente
all’inizio del secolo, mentre i Tigli, i Platani e gli Ippocastani,
che delimitando i principali vialetti, sono di più antica collocazione,
certamente ottocentesca.